L'Unione Fa La Musica - L'archivio
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L'amardcord del quinto lustro, di Athos Poretti
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100 anni di vita... Quante cose sono cambiate, di Filippo Bassi
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Era il 1915, la redazione
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100 anni la MUN... 25 anni la divisa, la redazione
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Pensag mo’ ma par ’n altru muunt…, di Lorenzo Medici
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Lettere nel tempo, una musicante e la sua amica di penna
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I giovani di oggi, le speranze di ieri, di Matteo Previtali
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Origine e sviluppo delle società di musica in Ticino, citazione
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Amici, musica e poi... , una musicante
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Il Centenario... e poi, di Lorenza Bernasconi
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100 anni Musica Unione Novazzano, di Luca Sala
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La MUN rosa, di Laura Terzi
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L'amarcord del quinto lustro
di Athos Poretti
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All’interno della MUN si avverte un certo fermento: ci stiamo tutti preparando per il centenario che sarà festeggiato il prossimo anno. Dunque, come non attingere al pozzo dei ricordi? Ecco che allora ho scomodato il grande regista Fellini per dare senso al mio scritto. Spesso il ricordo si vela di nostalgia, avvolto da una nebbia che di tanto in tanto si dirada:
è in quei momenti che affiora in tutta la sua pienezza. Quel “ A ma regordi che …” o “ A gu in menta ammò ul …” nella mia reminiscenza va ricondotto quasi a venticinque anni fa.
Correva l’anno 1990 e la Musica Unione Novazzano – non ancora riconoscibile nell’acronimo MUN – compiva i 75 anni. Fu in una luminosa giornata di primavera, una domenica da incorniciare, che ebbero luogo i festeggiamenti ufficiali. Pur non suonando ancora nella nostra banda, anch’io potevo gloriarmi di fornire una partecipazione musicale in quest’ottica, essendo il batterista – passione di gioventù mai esauritasi – dei Pergimus, il gruppo musicale previsto per il ballo di chiusura dei festeggiamenti. Che momenti! Sforammo con le note ben oltre i fatidici rintocchi di mezzanotte, consapevoli che il successivo lunedì di festa ci avrebbe concesso qualche ora di riposo in più. Ma tant’è, la gioia era tale che quel sambeggiante trenino di chiusura, che vedeva nella locomotiva e nei suoi vagoni persone solo entusiaste, non trovava mai la stazione a cui fermarsi.
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L’altro ricordo è riaffiorato quando, volendo limitare la possibilità di una qualche importante dimenticanza, ho aperto la per me preziosa bacheca dello studio; lì c’è una scatola tutta per la Musica Unione. È priva di coperchio perché da tempo è caricata oltre misura e la chiusura schiaccerebbe quei fogli togliendo l ’ aria a momenti di riferimento. Trovo e apro l’opuscolo dei festeggiamenti del 75° di fondazione della Musica Unione Novazzano. Lo sfoglio, proprio come quando chiedi a un libro di diventare ventaglio, e con mia grande sorpresa a un certo punto lo sfarfallio delle pagine si interrompe: un foglio piegato è interposto fra la pagina 32 e la pagina 33. Quel foglio sta tenendo compagnia alla fotografia della Musica Unione Novazzano ritratta nel momento della fondazione, anno 1915. Lo tolgo ancora piegato e leggo “ discorso per 75° MUN “. Incuriosito, lo apro e percorro l’inizio del breve testo. Subito un sorriso compiaciuto misto a una sincera emozione si impadronisce dei miei pensieri. Continuo nella lettura e quella che era un’ipotesi appena sfiorata trova piacevole conferma. Facevo parte del Comitato d’onore e il testo altro non è che il saluto che in qualità di Presidente del Consiglio comunale avevo preparato per l’occasione. L’avevo scritto a macchina; il computer non era ancora così diffuso. A vederlo oggi quel testo risulta ancora più simpatico, con quei caratteri dattiloscritti da dispaccio della seconda guerra mondiale. Per contro quelle parole erano di tutt’altro tenore. Ve le propongo.
Lodevoli Autorità civili e religiose
Spettabile pubblico
Musicanti tutti,
A nome mio e del Consiglio comunale che ho l’onore di presiedere e di rappresentare,
vi ringrazio per i bellissimi momenti che ci state facendo vivere sulle note di un’arte così sublime qual è la musica.
In particolare, mi complimento con la Musica Unione per l’ottima riuscita avuta in questa prima infanzia di 75 anni e porgo a questa società gli auguri più fervidi perché possa continuare a perseguire quei nobili intendimenti che fanno di un’unione l’atteggiamento più convinto per ricercare l’armonia (non solo musicale) che deve guidare la nostra comunità.
Viva la Musica Unione e ancora mille di questi traguardi.
È questa la mia testimonianza: un importante e simpatico momento che ha dato avvio poco dopo a contatti più stretti e che ha sancito la mia entrata ufficiale in banda. Rinnovo gli auguri di secolari successi. Che bèll !
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100 anni di vita... Quante cose sono cambiate
di Filippo Bassi
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La nostra Musica Unione Novazzano si appresta a compiere i suoi primi 100 anni di vita, una lunga ed appassionante storia che ha attraversato quasi interamente un secolo, il XX, ricco di cambiamenti significativi per le bande di tutta Europa. Uno di questi importanti aspetti innovativi del ‘900 consiste nella presenza sempre più massiccia delle percussioni nell’organico bandistico. Come ricorda il musicologo Marcello Sorce Keller, “il Cristianesimo, tra il II e il IV secolo, cominciò a proibire l'uso liturgico degli strumenti musicali e tra quelli censurati c'erano in primo luogo quelli a percussione che più di altri ricordavano i riti dionisiaci del paganesimo. La loro sostanziale esclusione (o almeno emarginazione) dalla musica seria dell'Occidente, che cominciò allora, ebbe fine veramente solo nel XX secolo".
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Fu l'estetica romantica a rivalutare l'irrazionale, tanto da dare agli strumenti a percussione un'importanza che nella musica occidentale non avevano davvero mai avuto. In effetti, giungono dal campo della musica colta composizioni che richiedono un forte apparato percussivo. Rimane emblematico il “trauma” patito il 29 maggio 1913 da chi assistette, al Théâtre des Champs-Elysées, alla prima del balletto "Le Sacre du printemps". La sconvolgente opera di Igor Stravinskij utilizzava per la prima volta una percussione estremamente ricca ed in grado di dare energiche sottolineature ritmiche a tutta la composizione. Solo oggi riusciamo veramente a comprendere il ruolo fondamentale di quest’opera nell’evoluzione del gusto musicale nel XX secolo. Alcuni storici giungono ad affermare addirittura che “senza l'arrivo del ‘Sacre’, può darsi che in Europa il jazz non avrebbe avuto probabilità alcuna d'essere compreso". Ecco quindi che, proprio attraverso il jazz, importato in Francia, in forma embrionale, al Casino di Parigi, nel 1918, da Harry Pilcer e Gaby Deslys, si assiste all’emancipazione delle percussioni ed, in particolare, della batteria, un insieme di più strumenti assegnati a mani e piedi d'un solo suonatore. Decenni più tardi si presentò il fenomeno della batteria adottata dalle formazioni bandistiche. Indubbiamente il quadro svizzero è molto variegato e l’uso dello strumento in filarmoniche o fanfare avvenne su un arco di tempo piuttosto prolungato. In Ticino, significativo è il caso della Lugano Modern Band, che tenne il primo concerto pubblico in Piazza Cioccaro, a Lugano, il 22 giugno 1967 sotto la direzione del maestro Mirko Arazim, trombonista dell'Orchestra della RTSI. Nel programma della serata figuravano marce, polche e valzer, ma diversi titoli rimandavano al dixieland. L'organico ricalcava quello della banda, ma la novità fu la comparsa d'una batteria. Anche nel nostro cantone si assieste quindi alla grande rivoluzione bandistica del ‘900 con il passaggio dall'esecuzione di musiche operistiche, sinfoniche, in genere “italianeggianti”, all'esecuzione di musiche jazzistiche, esotiche, in genere “americaneggianti", ancora oggi molto in voga. Non c’è da stupirsi, dunque, che oggi la sezione delle percussioni sia davvero molto importante in seno all’organico bandistico, non solo come elemento ritmico, ma anche come fonte di “colore” nel repertorio affrontato dalle società filarmoniche.
Ulteriore dimostrazione di questa importante evoluzione delle percussioni, e della batteria in particolare, la si può trovare anche nella storia della musica militare in Svizzera. Grazie all'attività di due importanti maestri, il lucernese Albert Benz (1927 – 1988) e lo zurighese Hans Honegger (1913 – 1988) la batteria è ormai nell'organico delle formazioni militari. Il regolamento del 1983 assegna due batterie e sette tamburi alle fanfare di reggimento, una batteria e due tamburi alle fanfare di battaglione, mentre l'imponente Armeespiel - 85 strumentisti scelti, fra cui diversi professionisti - accoglie dieci strumenti a percussione e una batteria completa. Con la riforma dell'esercito 95, la Swiss Army Band distribuisce le sue forze in quattro orchestre d'élite che sono l'Orchestra sinfonica di fiati, l'Orchestra di parata (Repräsentationsorchester), la Brass Band e la Swiss Army Big Band, 20 giovani talenti del jazz svizzero diretti dal popolare leader e polistrumentista Pepe Lienhard. Oltre ai tamburini presenti nella formazione d'evoluzione e parata, si organizza anche uno spettacolare Swiss Army Percussion Ensemble, che si esibisce ben oltre il repertorio classico esplorando campi ritmici latino-americani, del pop e del rock.
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Anche nella Musica Unione Novazzano la sezione percussioni, ormai da diversi anni, si è notevolmente sviluppata seguendo il corso della storia, raggiungendo un numero di suonatori sempre più alto; nei nostri concerti potrete così “toccar con mano” l’importanza di questa affascinante famiglia di strumenti, che richiedono ai nostri musicisti grande versatilità, dovendo passare in un solo concerto dalla batteria ai timpani, dal tamburo alla grancassa e al triangolo, dai wood-block al vibraslap, creando così i nuovi colori della musica a noi contemporanea.
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Era il 1915
la redazione
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Nel lontano 6 aprile 2008 un gruppetto di lungimiranti sostenitori della MUN ha iniziato a lavorare preparando il terreno per questo Centenario. Nonostante sembrasse tutto ancora lontanissimo, si sono trovati e hanno iniziato a mettere sul tavolo molte proposte, a farsi conoscere, a raccogliere sostenitori e lentamente hanno dato forma ad un vero e proprio carnet di progetti che durante questo 2015 abbiamo avuto modo di vivere … Grazie Cere, Paulìn, Linda, Katia, Nello, Alberto, Joan, Mec, Steven, Magio, Lupo, Quiry, Panz, Dario, Adriano, Athos, Prof e Luca.
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Ho avuto modo di vedere, partecipare e vivere l’entusiasmo del gruppo, ho respirato la voglia di far bene, nonostante punti di vista diversi. Ho tanto ammirato la loro tenacia e ho sorriso al pensiero che alcuni di loro non sono soci attivi, sono persone semplicemente legate alla MUN per il loro vissuto di musicante o per l’amicizia con MUN-membri oppure per il solo attaccamento alla società e al suo significato per il comune di Novazzano.
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Qui di seguito tengo a fare una carrellata degli eventi e dei progetti che sono stati portati avanti durante tutto l’anno del Centenario:
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Collaborazione con la commedia GTU (2014)
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Concerto all’oratorio parrocchiale con il gruppo «Jack in the box» (gennaio 2015)
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Concerto all’oratorio parrocchiale con il gruppo «Ninfea Blues Band» (marzo 2015)
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Concerto in Chiesa con il «Quintessenza Brass» (aprile 2015)
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Assemblea annuale della federazione bandistica ticinese con cena (aprile 2015)
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Festa cantonale delle Minibande (aprile 2015)
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Festeggiamenti ufficiali MUN (5 giorni a maggio 2015)
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Concerto dei corni delle alpi di Nendaz (giugno 2015)
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Compleanno in piazza con concerto del Jazz Lounge Quartet ed esibizione della formazione di Flamenco Manos Como Palomas (29 luglio 2015)
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Festeggiamo la centenaria Scuola Agraria di Mezzana (ottobre 2015)
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Concerto della Filarmonica Unione San Pietro “la battaglia di Marignano” (dicembre 2015)
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Progetto «DVD del Centenario»: raccolta di dati, testimonianze, fotografie, racconti, interviste e realizzazione del DVD
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Progetto «CD del Centenario»: selezione di brani suonati dalla MUN che ben rappresentano i cento anni di storia della società
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Progetto “Ul Tacuin da Nuvazan 2015”, distribuito l’anno scorso a tutti i fuochi
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Progetto Comune Fiorito
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Partecipazione al programma RSI “La domenica in Comune” (maggio 2015)
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Realizzazione del sito www.centenario.ch
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Oltre ad aver partecipato, collaborato e marcato presenza in molte altre attività comunali
E’ stato un anno denso di impegni e di lavoro, ma anche un anno ricco di amicizia, di risate e di momenti indimenticabili. A nome della grande famiglia MUN un grandissimo GRAZIE a tutti voi, perché le immagini e le emozioni che ognuno di noi ha oggi ben salde nella memoria non sarebbero così ricche di colore, senza di voi! W il MUN100, W la MUN!
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100 anni la MUN... 25 anni la divisa
la redazione
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Novazzano, 2 giugno 1990 (testo tratto dalla pubblicazione per i festeggiamenti del 75.esimo anniversario). Nell'anno del 75.esimo la Musica Unione si presenta alla popolazione Novazzanese con una nuova uniforme. L'esigenza di vestire a nuovo i musicanti era sentita da molti anni e ne sono testimonianza le citazioni che regolarmente ritroviamo sui verbali. Le ragioni finanziarie hanno però sempre ostacolato e ritardato l'adozione di decisioni al riguardo. Non si trattava solo di una questione di look ma, principalmente, di un'esigenza concreta e di identità, se si considera che l'ultima vera divisa risale al lontano 1926 e che in seguito vi furono solo due, seppur salutari, «rappezzi» (l'eredità di Roggwil e quella di Dintikon). I festeggiamenti del 75.mo, il momento di buona salute in capitale umano, il soffio di entusiasmo giovanile che aleggia nella banda, hanno dato al Comitato lo spunto e il coraggio di superare l'ostacolo di sempre, grazie anche al sostegno economico del Comune, e di decidere finalmente per l'esecuzione della nuova uniforme.
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Tracciare un profilo storico e documentato sulle divise della nostra Musica non è stato facile, principalmente per quel che riguarda il primo periodo di vita. Mancano infatti indicazioni o informazioni ufficiali credibili. Come è noto, la Musica Unione è nata con l'atto di fondazione del 29 luglio 1915. Non è dato di sapere se a quel momento esisteva già una divisa; è comunque lecito affermare di no. La riproduzione fotografica del 1915 risale verosimilmente al periodo di fondazione della Musica Unione e non ci aiuta a chiarire il problema. Molti musicanti indossano sì una divisa che però è sicuramente quella militare, sfoggiata per l'occasione. Non va dimenticato che in quel momento in Europa infuriava la Prima Guerra Mondiale. In un verbale della seduta assembleare del 21.9.1915 si parla unicamente di «invitare il sig. fabbricante d'uniforme in Lugano di venire per trattare un'eventuale modificazione dell'Uniforme dell'Ex-Musica Novazzanese». Verosimilmente i musicanti continuarono a indossare la divisa del precedente sodalizio di partito, sicuramente dopo debite modifiche.
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Negli anni seguenti i verbali danno informazioni sulla costituzione di un conto «Pro Uniforme» che nell'anno 1925 raggiungeva la bella somma di fr 4'000.- Era così giunto il tempo per decidere di confezionare la nuova divisa. Il 22.2.1926 la Direzione veniva incaricata di «entrare nelle necessarie vedute» per sottoporre all'assemblea dei soci proposte concrete circa la nuova uniforme. Il 31 maggio di quell'anno, in seduta straordinaria, l'assise dei soci sceglieva il «figurino» e, già dall'inizio preoccupata per la conservazione del vestito, faceva mettere a verbale l'avvertenza che «qualsiasi guasto che abbiasi a verificare per trascuratezza sarà a carico del responsabile». Per il colore si decideva per il blu scuro. Alla Direzione si dava mandato di procedere utilizzando i fondi a disposizione. Il 13 luglio 1926 veniva adottato il berretto. Dopo qualche vicissitudine relativa all'incarico, dato in un primo momento ad una sartoria del luogo e poi tolto per subentrate difficoltà della medesima ad assolvere il mandato, la nuova divisa, tutta fiammante, poteva finalmente essere consegnata ai musicanti e presentata alla popolazione. Il 22.8.1926, per poter sopperire alle spese che si erano fissate in fr 6'500.-, ben oltre quindi le disponibilità di cassa, si decideva di organizzare una festa «Pro uniforme Musica» fissata per il 5 settembre di quell'anno. La necessità impellente di reperire il denaro necessario aveva richiesto di dedicare la massima attenzione per la preparazione di detta manifestazione, senza nulla trascurare. Il verbale ne fa fede e fra l'altro dice: «Si raccomanda di mettersi di buona lena al lavoro per la buona riuscita della festa. Viene nominato un presidente della festa che viene scelto ed accettato all'unanimità nella persona del signor Sindaco Gaetano Bernasconi. Si risolve infine di nominare un comitato d'onore della festa». La festa fu un successo; i conti chiusero con un utile netto di fr 2'569.75 che, aggiunti al fondo cassa, permisero di saldare completamente la fattura, con un ulteriore avanzo di ca. fr 360.-
L'uniforme del 1926, la prima della Musica Unione, verrà portata sin quasi gli anni '70, dopo aver subito nel 1950 un leggero ammodernamento, specialmente nel pantalone, con l'inserimento di una striscia gialla, per l'inderogabile necessità di renderlo meglio calzante e alla moda. Pure il berretto veniva ammodernato. Le spese di questa operazione si erano fissate attorno ai mille franchi. Anche questa volta, per sopperire ai costi, si lanciò una sottoscrizione, che fruttò la somma di fr 644.-, con la messa in palio di una premio costituito da un orologio d'oro. In seguito, e già a partire dagli anni '60, si faceva vieppiù sentita la necessità di sostituire l'abito perché ormai sgualcito e non più decoroso. I tempi però non erano ancora maturi e sempre aleggiava lo spettro economico. Nel 1964 giungeva dal nord il primo salutare «rattoppo» con il dono della divisa da parte della Musica di Roggwil che verrà indossata per un decennio. La stessa ebbe l'onore di essere immortalata in occasione dei festeggiamenti del 50.esimo di fondazione le cui celebrazioni si tennero il 31 gennaio 1966. Nel 1976 la banda abbandonava definitivamente la divisa di Roggwil per sfoggiare quella della Musica di Dintikon, ricevuta in donazione grazie all'intervento del nostro aitante alfiere. Venne inaugurata il 16 maggio in concomitanza con il nuovo vessillo. Con semplici ritocchi questa sgargiante quanto provvidenziale divisa ha assolto generosamente il suo compito sino ad oggi. Ha permesso di vestire le numerose schiere di giovani allievi che, dal 1975 in avanti, stanno rinforzando i ranghi della nostra Banda sino a costituire, a poco a poco, l'ossatura di oggi e la speranza, meglio la certezza del domani.
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Pensag mo' ma par 'n altro muunt...
di Lorenzo Medici
Bun cumpleann MUN
… cuminci disenduf che i mé ricordi dala banda, ‘na vólta la ciamaum mia MUN, a van in dré ammo’ a 3 maestri fa, o pütost a 5 president fa o adiritüra al vecc sit in dua faseum 'scölamüsica'… eh si la ciamaum mia 'sala pröva'… Lì, sa imparava la müsica e stop! Anca se in pasaa quasi quarant'ann e, un pu cumé la MUN, ma sa senti mia insci’ vecc… anzi speri da pudé marüda ammo’ un zich! Che ul munt al sia cambiaa a l'em vist tütt e sem tütt d’acordi, almen nüm di ‘anta, che da pass inanz an fem pü da un pezz… E 'ndala nosta banda quanti cambiament, quanti sunaat e quanti discüsiun, gio’ president sü maestri, denta allievi fö müsicant, gio’ gunfalun e sü bandier… ma senza tanti ball ul spirit, la vöia da sta ‘nsema e da fa müsica e fala ben, la gh'è ammo’, grazie a diu, bei viscur e le lì da vidé.
Cumé tanti da nüm i mé gent, par tiram fö di straat dal Marcett… , "m'han fai truà la strada" da imparà 'n strüment müsical…
Senza tanti ball ul maestru lì al catava föra i strüment che ga servivan a la banda e mia tanti discüsiun ta sunavat quel che’l diseva. Pö i strütör a evan mia diplumaa al cunservatori da Milan, cumé incöö; evan i müsicant che lengeva ben la müsica e gh'èvan vöia e pasiun da imparat ul solfeggio e ‘lstrüment! Quant pö sa tratava da na denta ‘in banda, gh'eva mia la minibanda, … denta sübit cui vegioni e tra büz e rüzt ta navat inanz. A pensà che in sala pröva gh'èva ammo`i leggii da legn par trii müsicant… e süi legii a ghéva muntaa sü un portascendra da machina… eh si parché a scölamüsica sa pudeva anca fümà e gh'éva in giir anca un quei fiaschett da vin… Pensag mo’ ma par ’n altru muunt…
Alura i müsic che sa sunauan evan o marcett o qui dal repertòri classic… müsica uriginala ga n' eva mia ammò e i arangiament american evan insci’ luntan (e sa stava anca mei) parlem mia pö dala müsica légéra o da miüscol e dala müsica da film.. insoma ‘nascölamüsica … clasica che la ghéva sicürament la qualità da trasmetat la vöia da na a riascultala par pö cuntinua a tramandala… eh sì gh'èva mia i CD e l’ipod e … da poch temp i gent a gh'evan ul giradischi senza la campana… A gh'èva ‘na ca’ da servizi da marcett che sunaum sempru in péé… quasi tüt servizi religiuus e ‘na quei roba eceziunal dal cümun … i prucesiun sa cüntav mia.
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Da cuncert gh'éva dumà quel di soci: alura cuminciaum la scöla dopu i vacanz estiv e tiraum là, si si’tiraum là parché l’eva mai finida… fin quasi a pasqua .(… al ciamaum mia “ul gala”). In tramez sücedeva da tütt: prucesiun dala madona, di mort e sa sunava al prim da l’ann in piazza dai növ e meza a mesdì par fa i augüri ai gent.. denta e fö di bar e risturant … tra un bianchin e l’altru rivaum a cà cun in dré ul capèl… anca nüm che seum giuin!! Pö gheva scià i fest di sant invernai comé sant’antoni e mia par ultim ul carnevaa (sabat i macaroni e dumeniga ul risott)… I rigatoni ghévan mia nammò. I mument püsée bei in dua sa sunava cun piasé e ta sevat visin a a tütt i gent dal paées evan i sagri: quela da castel da söt dala santisima trinità e quela da san bernard a brüsada!! Doputütt i sunaat, prucesiun, sagri, cimeteri a sa truaum sempru a beef un bücer da ros, na gazusa e mangia’ na feta da salam e casciaum do ball… Dopu ul cuncert anual a gh'éva la scéna ‘ndala Cornelia e ‘l Giorgio e gh'èva spess tütt i auturità dal paes, dal sindic al segretari e ul prevost al mancava mai: insoma ala fin dal cuncert di soci a l’eva un unur e ‘na tradiziun met i gamp sota ‘l tavul dai bun risturant dal paées.
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Podi mia smenticà tütt i ann passaa in cumpagnia dala banda da ligurnett che, in quel mument lì la gh'eva un “calo da vucaziun müsical”, e ga daum ‘na man a fa tütt i so impegn anuai… Devi di ’ che, cari giuiin dala MUN, l’é stai ‘na bela gavèta cum sa diiss… i mé amiis di ‘anta che sona’ ammò sa regordan che ul grand trambüst: tüt i event evan sdupiaa: prucesion religius (quèla di quarant’urr, quéla dala madona, quela dal venerdì’ saant, ul di’ di moort -sü e gio’ di cimiteri-) i servizi dal prim da l’ann, ul cuncert di soci e i fest dala banda e anca i trasfeert!
A pruposit quasi a lasavi via quel mument da l’an ché mé sempru piasüü e al gh'èva nagott a che fa cul sunà: i festegiament dal prim d’agost dala banda!! I fest ai em fai diversi ann sul campett da l’uratori e pö sul piazal di scöl növ: düravan un para da weekend e staum in bal almen dü sabat e dumeniga par piaza tütt.. Nüm giuin che seum a ca’ da scöla seum là tütt i siir a ricev urdin di vécc… ul virginio, ul cavasin, ul giorgiun, ul ‘chille, l'angiul e tanti altri. Sa piazava ul palco par l’urchestra da ball dal ‘chille, pö la cüsina cun zona griglia, piatt frecc e lavandin …tütt sota’ la guida dal cavasin. Pö ul virigi al dirigeva i laur par piaza’ ul stand ta tir (Pensag mo’ ma par ’n altru mund…). Piazaum gió i taui che giran in giir ammo’ incö e via … tumbula, rifa, grigliada, patati in insalta viteltoné ... mazurche, walzer e cia’cia’cia’ e la gent la dueva fa la fila par setas gió… tanti vütavan e l’eva sempru ’n gran sücéss! Pö la sira dal prim d’agosto tütt sa fermava dala cüsina, al bar, al stand da tiirr…, tütt süla pista da ball…, dò marcett, ul salmo svizar, tütt in péé… é pö ul ‘chille al tacava cui dominos… tütt in pista e la festa la ‘nava inanz!
Tanti bei mument pasaa in séma che regordi cun piasé anca mò che scrivi, guardi i foto e sculti i vecc cuncert… sa rendi cünt pero’ che anca se i ann in pasaa e ul munt l'é cambiaa … inturnu ala banda a vedi ammo’ tanti bei ropp… I giuin che sem riüsii a cuinvolg ammò incöö, i sagri che unurum ammò e quela da san bernad a l’é diventada un mument impurtant mia duma’ par ul paèes ma part tütt ul mendrisiott, ula cunvivialità dai dopu cuncert e dai dopu pröva …i trasfert cul pulmann e giurnaat in cumpagnia… e tütt i raport cui soci che sona e che sona pü… tanti in diventa amiis e cumpagn da vita... La vöia da sunà, da stà in sema a divertis e fa i rob in urdin, sta al pas cui temp: quest l’è la salüt vera dala banda e da tütt qui che ga gira inturnu.
Podi sicèrament di che ul futuro dala nosta banda… la nosta MUN… l’è verament san. Ta ingrazi da cör … Cuntantu afètt…
Ul Quiry
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Lettere nel tempo
una musicante e la sua amica di penna
Novazzano, 2 luglio 1990
Cara amica di penna,
ti ringrazio della tua ultima lettera che mi ha fatto molto piacere. Finalmente sono arrivate anche le vacanze scolastiche, non ne potevo più delle verifiche e dei compiti da fare… questa scuola media è proprio impegnativa come dicevano. Ma lasciamo perdere la scuola… Ho tante cose più belle da raccontarti!
Sai che sto imparando a suonare uno strumento a fiato? Ho iniziato l’anno scorso a frequentare la scuola di musica della banda del paese, la Musica Unione Novazzano. Il primo anno a dir la verità non è stato molto entusiasmante…. solo solfeggio e teoria: do-o, re-e-e-e… e poi “la sincope è lo spostamento dell’accento ritmico…” Che barba!! Ma per fortuna da ottobre scorso ho finalmente iniziato anche le lezioni di strumento con una maestra che suona già nella banda. Beh, devo essere sincera, non è facile. Lo strumento mi piace molto ma bisogna studiare tanto e spesso non esce proprio il suono che vorrei… Inoltre ci vuole un sacco di fiato! Infatti, per ora riesco a suonare solo cose brevi e poi devo fare un sacco di esercizi ripetitivi e scale musicali e note lunghe per “fare fiato”. Ma, ti dirò, anche se dopo questa mia descrizione ti sembrerà strano: suonare è favoloso! Sai, fin dal primo momento è stato entusiasmante sentire che bastavano il movimento delle mie dita e il soffio del mio respiro per creare (quasi sempre) una bella melodia. Ti senti quasi una maga che con un gesto e una formula crea qualcosa che non ti aspetti!
È proprio una bella sensazione, anche se per ora suono brani molto semplici (un po’ da bambini). Non vedo l’ora di entrare nella banda dei grandi, loro sì che suonano brani veri ed è molto bello ascoltarli quando fanno i concerti, soprattutto quello di gala all’oratorio. E poi loro sanno anche camminare mentre suonano, tutti in fila ordinati e con lo stesso passo: li vedo alle sfilate e alle processioni. Mi sono sempre chiesta come facessero e ora che suono anch’io uno di quegli strumenti… mi pare ancora più impossibile!
A proposito di sfilate... Qualche settimana fa ce n’è proprio stata una molto importante, perché la Musica Unione Novazzano ha festeggiato il 75o di fondazione. Per l’occasione sono state invitate diverse bande che hanno partecipato alla sfilata e vi ho preso parte anch’io… ma con un’altra banda! Sì, suona strano… ora ti spiego. Noi allievi della banda di Novazzano avevamo il compito, durante la sfilata, di portare i cartelli che indicavano il nome delle bande ospiti e io ho portato quello della Filarmonica di Uggiate Trevano. Non pensavo, ma è stato davvero forte vivere la sfilata dall’interno, c’era tantissima gente a guardare ed applaudire! A dir la verità, mi sono poi ricordata che avevo già vissuto qualcosa di simile quando ero più piccola. Pensa, 5 anni fa, per il 70o della banda di Novazzano, avevo sfilato con loro… vestita da Ticinella! Ricordo che era stata invitata una banda dalla Svizzera Francese e anche loro avevano sfilato con delle bambine nei loro vestiti caratteristici. Se dovessi farlo ora penso che mi vergognerei tantissimo… ma allora avevo solo 7 anni e mi ero sentita molto importante!
Tornando ai giorni nostri… Oltre alla sfilata, in questi festeggiamenti del 75o, c’è stato anche un bel concerto della Musica Unione con una sorpresa: a metà del concerto i musicanti sono scesi dal palco e sono ritornati dopo qualche minuto indossando la nuova divisa, grigia e blu. Se supererò gli esami di musica del prossimo anno questa diventerà anche la mia divisa! Mi piace questa uniforme, è meglio della precedente che era tutta blu e dicono che è moderna, ma sono poco convinta di quel cappello…
Comunque, cappello a parte, sono contenta che manchi poco per entrare a suonare nella banda, dev’essere bello suonare con altri strumenti e altre voci. Già ora, quando suono dei piccoli duetti con la mia maestra o quando noi 7 allievi ci troviamo a suonare in gruppo diretti dal Virginio, è quasi magico sentire l’armonia che si crea dall’insieme delle varie voci: ti senti parte di qualcosa di bello! Sempre se tutti suoniamo le note giuste eh eh…!
Cara amica, spero di non averti annoiato con queste mie parole, anzi, spero di averti fatto venir voglia di imparare anche tu a suonare uno strumento! Così poi magari un giorno potremmo suonare assieme.
Ti saluto con tanto affetto e resto in attesa di tue notizie. A presto! Ciao ciao!
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Data: 10 settembre 2014
Oggetto: Musica!
Cara amica, come stai?
È da un po’ che non ci sente, ma ormai si sa, le nostre vite diventano sempre più frenetiche. Ne ho avuto conferma ieri, quando mi è capitata tra le mani la brutta copia di una lettera che ti ho spedito quasi 25 anni fa! Ci pensi? Ci scrivevamo lettere! Ci prendevamo il tempo di scrivere la brutta copia e poi la bella copia e poi andare alla Posta a spedirla e poi aspettare qualche giorno che l’altra la ricevesse e poi ancora altri giorni in attesa di una risposta. Oggi sembra quasi una follia, ma, senza voler scadere nella facile nostalgia, forse era più bello allora, quando ci si prendeva il tempo di pensare e ripensare a ciò che si voleva scrivere e poi di assaporare l’attesa e la sorpresa di trovare un mattino una busta nella bucalettere.
Avevamo 12 anni… ma sembra passato un secolo!
In quella lettera ti parlavo dei festeggiamenti del 75o della Musica Unione Novazzano di cui ero allieva e, pensa, proprio fra qualche mese quella stessa banda, di cui faccio ancora parte, festeggerà i 100 anni. Ad ulteriore conferma della velocità dei nostri tempi attuali, ormai il nome della nostra banda la abbreviamo tutti “la MUN”, tanto che a volte dobbiamo pensarci un attimo per ricordare cosa significa questa sigla. Beh, la “N” di Novazzano nessuno la dimentica… credo che tutti i musicanti, anche chi non abita in paese, si sentano un po’ suoi figli, una volta indossata la divisa. Ci sono state diverse occasioni in cui abbiamo portato il nome di Novazzano in giro per la Svizzera o anche oltre confine, e abbiamo cercato di tenere alto questo nome. Per esempio, come tutti quelli che c’erano, ricordo ancora con orgoglio la Festa Federale della Musica di Friborgo, nel 2001: avevamo dato tutto nei brani che abbiamo suonato in quell’occasione, facendo conoscere Novazzano alla Svizzera bandistica (e non solo) e la giuria ci aveva premiato con nostra grande sorpresa e commozione. Lì, come in altre innumerevoli occasioni, si era sentita palpitare anche la “U” di “Unione” e anche ora, nonostante tutti i cambiamenti e i periodi più o meno travagliati, penso che quella lettera “U” è ancora lì a significare che si continua a stare insieme, a fare musica insieme.
Musica, appunto. Dal mio punto di vista la lettera più importante dell’acronimo è proprio la “M” di “Musica”. Rileggendo le parole di me ragazzina, vorrei tornare indietro per spiegare a quell’acerba dodicenne che quel “noioso” solfeggio e le scale e gli esercizi ripetitivi sarebbero stati indispensabili per poter suonare le musiche più belle. Una volta interiorizzate quelle teorie, a volte ostiche, una volta studiato quello che c’è da studiare, si arriva a non aver più bisogno di pensare ma ci si può abbandonare a quel piacere della musica che forse già allora avevo intuito. Il piacere di una frase musicale, di un’armonia di suoni e ritmi che fanno vibrare il cuore e il corpo. La musica è vibrazione. Dirò una banalità ma ciò che questo implica per noi esseri umani è spettacolare. A volte però siamo così immersi in questo spettacolo che non ce ne rendiamo conto, ci dimentichiamo della sua essenza. La nostra vita è costantemente impregnata dalla musica, tanto che la tecnologia fortunatamente ha fatto e sta facendo di tutto per ampliarne le possibilità e l’accessibilità. Ma a volte la diamo per scontata. Peccato. Troppe volte ci dimentichiamo anche che dietro ogni suono ci sono persone che quel suono l’hanno pensato, l’hanno sentito o l’hanno interpretato e l’hanno, soprattutto, voluto comunicare. E questo magari non oggi né ieri, ma 100, 500 anni fa… o chissà quando. Voglio credere che se l’essere umano si è appropriato della musica da tempo immemorabile e ancora continua a farlo, forse è perché questo fa parte di quei bisogni fondamentali, come bere e mangiare. Forse siamo fatti (anche) per la musica.
Come nel mondo, così anche nel piccolo della MUN sono cambiate tante cose da quando ti ho scritto quella lettera: la scuola allievi è strutturata diversamente e ora c’è anche una folta mini-banda degli allievi. Nel corso del tempo si sono avvicendati diversi maestri e presidenti, che hanno dato impronte diverse, e anche i musicanti non sono più gli stessi, basti solo pensare che dei 6 che hanno frequentato la scuola allievi con me, ora nessuno di loro suona più nella banda. La divisa è ancora quella (ma il cappello “purtroppo” è stato abbandonato quasi subito…) ma anch’essa, non più così nuova, ha subito dei cambiamenti: per esempio, la gonna delle donne è stata sostituita con i pantaloni e la loro cravatta con un foulard. Inoltre, ora c’è la divisa estiva con la polo leggera, che ai tempi era solo un agognato desiderio che nessuno osava esprimere. E non dimentichiamo che da qualche tempo esiste pure il sito della MUN… che nel 1990 sarebbe appartenuto forse alla fantascienza! Questi sono solo alcuni cambiamenti degli ultimi 25 anni, ma se pensiamo a quanti cambiamenti ci sono stati in questi 100 anni della Musica Unione Novazzano c’è da chiedersi se può ancora dirsi la stessa società. Io dico che poco importa, perché, pur con persone, idee, tecnologie, strumenti ed anche con brani diversi da allora, in questo anniversario noi festeggiamo 100 anni di MUSICA, di vibrazioni! 100 anni fa, così come oggi, un gruppo di persone si ritrovava ogni settimana per suonare e per poi comunicare musica a chi voleva ascoltare ed è questo che ha tenuto in piedi la società: la volontà di fare musica insieme. Finché ci sarà questa, ci sarà la Musica Unione Novazzano.
Cara amica, la mia lettera di quasi 25 anni fa non ti aveva motivato ad iniziare a suonare uno strumento e non ho la presunzione che questa mail lo possa fare, ma ti dico solo che… non è mai troppo tardi!
Aspetto tue notizie (musicali?). Un caro saluto.
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I giovani di oggi, le speranze di ieri
di Matteo Previtali
Chissà come ci vedevano i giovani di ieri pensando a noi come futuro della Musica Unione Novazzano. Un bel giorno, un gruppo si trova, decide di fare una cosa utile e fondare la Musica Unione di Novazzano. In un mondo attuale formato da una moltitudine di progetti a corto termine, dove siamo abituati a vedere società che cambiano, che si uniscono o che spariscono, cosa avevano in mente nel 1915 i nostri fondatori?
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“Costituiamo una banda, apolitica e aconfessionale. Scopo della banda è suonare, trovarci per passare un po’ di tempo in allegria e suonare per i nostri compaesani”.
“D’accordo, proviamoci e vediamo come va. Mi sembra di sentire un po’ di tensione negli stati vicini, ci toccherà poi mollare tutto per difendere il territorio”.
“Non si sa, noi iniziamo e impegniamoci, qualcuno vorrà aiutarci. E se poi non riusciamo a suonare sempre, suoneremo quando ci saremo”.
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A quei tempi la musica bandistica non implicava uno studio specifico o doti eccezionali. Probabilmente in quei periodi, nessuno si sarebbe mai immaginato un’evoluzione così grande anche nella musica bandistica. Avere uno strumento più o meno suonabile rappresentava allora già una grossa fortuna, l’imparare a suonarlo veniva con l’impegno dei novizi a seguire i vecchi di allora e cercare di rubare un qualche insegnamento e perfezionarlo. Se dovessimo ascoltare oggi una formazione bandistica di allora, rimarremmo scioccati e perplessi per l’esecuzione. Oggi siamo abituati ad inseguire il perfezionismo in ogni ambito. L’evoluzione bandistica ha seguito il mondo portando a metodi di insegnamento sempre più dettagliati ed esigenti. La tecnica industriale ha prodotto strumenti sempre più perfetti e belli su tutta la linea con sonorità che sono, per la maggior parte, diametralmente opposti a quelli di allora. Il pubblico ascoltatore è diventato anch’esso più esigente ed in un certo modo difficile. I giovani di allora sarebbero rimasti strabiliati ascoltando un’esibizione oggi e sarebbero stati alquanto gelosi e diffidenti vedendo la nostra formazione. Quanti allora avrebbero potuto permettersi di investire tutto questo tempo e materiale per diventare un musicante? Ben pochi, dunque la banda non avrebbe vissuto a lungo.
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Grazie agli sforzi e alle visioni di tutti coloro che hanno trainato la Musica Unione di Novazzano attraverso gli anni, la banda ha saputo svilupparsi e adeguarsi ai diversi anni duri o gioiosi che siano stati. Ora, noi giovani di oggi e speranze di ieri, abbiamo in mano un progetto iniziato quasi per scommessa al quale pochi, se non nessuno, avrebbe dato cento anni di vita. Ora tocca noi avere la visione e la forza di allora per garantire l’inizio di un nuovo secolo di musica per il nostro comune. Una visione duratura e lungimirante, non moderna e a corto termine. Il nostro compito è di continuare a evolvere con il mondo e con la musica, accontentando ogni giorno il pubblico sostenitore. Pubblico sostenitore che ha garantito la nascita allora della Musica Unione Novazzano, ne ha garantito il percorso nei primi cento anni di vita e ne garantirà il futuro nei prossimi cento anni.
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La memoria di tutti quelli che sono passati prima di noi e che hanno lasciato un segno per permettere alla nostra banda di esistere è importantissima per capire gli sforzi che tutti noi dovremo fare per garantirne il prossimo futuro.
Le nostre speranze, i giovani di domani, sapranno vedere gli sforzi di tutte le generazioni precedenti e continueranno il duro lavoro di mantenere viva la società novazzanese: perché questo è il compito più grande ereditato dai fondatori e portato avanti magistralmente dalla Musica Unione di Novazzano.
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Origine e sviluppo delle società di musica in Ticino
liberamente tratto da Franco Cesarini, “Le bande musicali”, e
Il Ticino della musica (a cura di Carlo Piccardi): “Arte&Storia” VIII n. 45, dicembre 2009
Le società bandistiche odierne si sono sviluppate a partire dalle musiche militari, in particolar modo in seguito alla Rivoluzione francese. Prima del 1789, le formazioni bandistiche in Europa erano solitamente composte da non più di una decina di elementi, legati al loro reggimento di appartenenza. Con la Rivoluzione francese si assistette ad un mutamento: a Parigi la musica uscì dai salotti aristocratici e si riversò nelle strade e nelle piazze, dove servivano organici più imponenti per le grandi manifestazioni. Venne creata la musica della Guardia Nazionale, formazione bandistica che per la prima volta comprendeva decine di musicisti (minimo 45). Il suo organico era sorprendentemente simile a quello dell’odierna orchestra di fiati: almeno una dozzina di clarinetti (strumento principale della formazione), e poi flauti, fagotti, corni, trombe, tromboni, serpentone (un antenato del basso tuba), contrabbasso, timpani, percussioni. Nel 1792, nell’ambito della Guardia Nazionale, venne fondata la “Libera scuola musicale di Parigi”, che 3 anni dopo assunse il nome di “Conservatorio”. In altre parole, il Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, prima grande scuola di musica finanziata dallo stato, è figlio della banda!
In Svizzera, l’influenza della Rivoluzione francese favorì la costituzione di musiche militari cantonali, le cosiddette musiche da campo (Feldmusiken). Diffuse in ogni cantone, le musiche da campo si ispiravano prevalentemente al modello delle formazioni militari francesi. All’inizio del XIX secolo, in Svizzera esistevano una cinquantina di bande militari. Dato che i loro membri erano volontari e si richiedeva loro la totale padronanza dello strumento prima dell’entrata in banda, il livello tecnico e artistico di queste formazioni era eccellente. A partire dal 1830, con l’adozione delle costituzioni democratiche nei cantoni, l’esercizio della musica a fiato fu reso possibile a larghe fasce di popolazione, con un conseguente scadimento della qualità delle formazioni bandistiche. I cantoni cominciarono inoltre a sciogliere le musiche da campo e molte di esse, per sopravvivere, divennero musiche civili. Nella seconda metà dell’Ottocento, le formazioni bandistiche civili presero il sopravvento e con la Costituzione del 1874 le 21 musiche da campo superstiti vennero infine soppresse.
In Ticino la Federazione Cantonale delle Musiche nacque nel 1910, ma l’attività bandistica nel cantone esisteva già da lungo tempo. Ufficialmente la banda di più antica fondazione, nel 1785, è la Civica filarmonica di Bellinzona. Tuttavia, la sua fondazione come società bandistica corrispondente ai canoni moderni avvenne solo nel 1839. Altre bande, invece, erano già presenti sul territorio molti anni prima della loro fondazione ufficiale: è il caso ad esempio della Civica di Lugano e della banda di Giubiasco. In altri casi, le bande si scioglievano e si ricostituivano, si separavano o si univano. Il termine “Musica Unione”, con la quale fu costituita ufficialmente la banda di Novazzano nel 1915, è un esempio di fusione di formazioni precedenti. Le società bandistiche ottocentesche incontravano numerose difficoltà: frequenti erano i litigi interni, dettati soprattutto da cause politiche e religiose; altre volte mancavano i mezzi finanziari, non si avevano abbastanza suonatori oppure ancora non si trovava un maestro dotato di nozioni musicali sufficienti. Data l’assenza in Ticino di una scuola di musica atta a formare professionisti, i maestri delle principali musiche cittadine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento provenivano dall’Italia, e con loro si portavano dietro la cultura musicale italiana, fatta soprattutto di opera.
Se nella prima metà dell’Ottocento l’organico delle bande ticinesi ricalcava il modello delle musiche militari francesi, si assistette in seguito a notevoli mutamenti. Con l’introduzione dei cilindri (1813) e dei pistoni (1821), gli ottoni divennero capaci di esprimere l’intera gamma dei suoni cromatici. L’invenzione del sassofono (1841) e la sua introduzione contribuì a formare il nuovo organico della banda. La struttura bandistica venne ulteriormente discussa e modificata nell’Italia post-unitaria, fino a giungere, nel 1911, a definire un organico fisso per le musiche militari sul modello del maestro Alessandro Vessella. Le bande, suddivise in tre tipologie a seconda del numero di suonatori, dovevano adottare un organico strumentale costituito da ottavino, flauti, oboi, clarinetti, cornette, biucoli (simili ai flicorni), trombe, clavicorni, corni, tromboni, bombardini, bombardoni, contrabbassi e percussioni, oltre a un intero quintetto di sassofoni, dal soprano al basso. Il concetto vesselliano prevedeva un’ossatura di clarinetti e sassofoni, che insieme raggiungevano la metà dell’organico. Gli ottoni chiari (trombe e tromboni) e scuri (flicorni) dovevano corrispondere rispettivamente a 2/5 e a 3/5 dell’organico. I corni avevano un ruolo indipendente, le percussioni erano relegate ad un ruolo marginale e i fagotti erano tagliati fuori dalla strumentazione. Questa scelta di organico fu il modello di riferimento per tutte le formazioni bandistiche in Ticino almeno fino agli anni ’80 del Novecento.
A partire dagli anni ’70, si fece strada anche in Svizzera il modello anglo-americano, sviluppatosi nel primo Novecento, che prevedeva una ripartizione equilibrata legni-ottoni (60%-40%) e un ritorno delle percussioni con ruolo fondamentale. Tra i legni si rividero i fagotti, mentre negli ottoni scomparvero totalmente i flicorni: soltanto trombe, cornette, corni, tromboni, eufoni e bassi tuba. In Svizzera, le prime ad adattarsi al nuovo organico furono, negli anni settanta, le grandi musiche cittadine della Svizzera centrale (in particolare la Stadtmusik di Lucerna e la Feldmusik di Sarnen), mentre in Ticino le due società di eccellenza (Lugano e Mendrisio) mantennero l’organico vesselliano fino alla prima metà degli anni novanta. Anche la Musica Unione di Novazzano si adattò in quegli anni al modello anglo-americano, adottando la tipologia di organico attualmente in uso.
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Amici, musica e poi...
una musicante
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“C’era una volta” così iniziano tutte le favole, ma la nostra NO, perché la MUN è nata, è cresciuta e continua ad emozionare.
Quattro amici, poi dieci e adesso circa 60 si riuniscono quasi ogni venerdì per suonare in compagnia. La loro musica riecheggia tra le mura della scuola elementare di Novazzano e spicca il volo in numerosi concerti. Ogni dicembre, ormai dal 1915, eseguono la loro importantissima esecuzione.
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Il loro repertorio certamente cambia da anno in anno, da concerto a concerto, ma il loro spirito non invecchia mai; é ancora quello del 1915, sempre attivo e positivo, anche quando sembra tutto negativo. Con il suo spirito la MUN riesce a pitturare il quadro della vita con colori sgargianti e regala una musica indescrivibile. Sebbene si stia avvicinando il suo 100esimo compleanno, la MUN resta una banda giovanissima: infatti é composta da una miriade di ragazzi, nel corpo e soprattutto nell’anima. È davvero bello vedere a ogni prova persone anziane parlare, ridere e scherzare con noi giovani. C’è un interazione tra vecchia e nuova generazione, perché la musica, nella storia, è famosa per unire. Si vede anche come la passione per la musica può essere tramandata da genitori in figli. Infatti all’interno della MUN possiamo trovare famiglie intere (nonni, genitori e nipoti) ma anche la nuova generazione che, tra i banchi di scuola, fa girare la voce e riesce a far aderire sempre più persone alla musica.
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Sono fermamente convinta che in ogni persona c’è l’innato sentimento di voler suonare uno strumento. Ognuno di noi da piccolo ha sognato di diventare un musicista. Ad esempio quando avevo all’incirca 8 anni ero convinta che da grande avrei suonato il fagotto. Ma eccomi qua, con un clarinetto e un flauto in mano. Eppure non ho ancora finito di voler scoprire altri strumenti musicali come ad esempio il corno. Non ho mai smesso di amare la musica e mai smetterò, perché Lei ti rende migliore, perché con la musica tutto diventa più facile. C’è sempre un brano nel repertorio scelto che ti riempie il cuore di positività ed è questo è lo spirito che ogni componente della MUN ha dentro di sé dal 1915.
“Che cosa c’è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste” questa è la citazione perfetta per descrivere quello che é e che sarà la MUN, una banda che vincerà sempre. Ed è proprio questo che la distingue dalle altre. Per loro anche le sconfitte sono delle piccole vittorie e non smettono mai di voler migliorare anche se sono già bravi.
Non vi trattengo ancora a lungo a leggere questo articolo, ma permettetemi di dirvi un’ultima cosa: Quando avrete finito di leggere questa rivista, informatevi quando e dove avverrà il prossimo concerto della MUN e andatelo ad ascoltare, perché si dice “provare per credere”.
Un caloroso saluto da una ragazza che sopravvive grazie alla musica.
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Il Centenario... e poi
di Lorenza Bernasconi
La musica esiste da secoli. I compositori scrivono musica da secoli. La gente suona e ascolta musica da secoli. La MUN esiste da un secolo.
Questo traguardo non è cosa di tutti i giorni. La musica è motivo di ritrovo e di divertimento, ma anche di separazione. Con il susseguirsi delle epoche, infatti, sono nati nuovi stili, che non sempre hanno incontrato il gusto musicale di tutti. Mantenere in vita una società come la banda non è quindi evidente. La MUN in questi cento anni ha saputo tenere vivo lo scopo per cui è nata, ossia la passione delle persone per la musica, sia dei musicanti che di coloro che hanno sempre partecipato con entusiasmo alla presentazione dei diversi concerti. In questo modo è riuscita a crescere sempre di più, sia per quanto riguarda l’organico, che per la qualità dei pezzi eseguiti.
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Cosa succederà nei prossimi cento anni? Questa continua crescita e voglia di emozionare ed emozionarsi continuerà?
Di certezze quando si parla del futuro non ce ne sono mai, ma se una società bandistica come la MUN è riuscita a sopravvivere per ben un secolo ed è tuttora in continua crescita, sono certa, come lo siete sicuramente anche voi, che potrà festeggiare altri cento anni come questi nel 2115. Chissà però come potrà essere dopo così tanto tempo. Forse si inizierà a suonare la tanto temuta e poco amata musica contemporanea? E le bellissime colonne sonore? Faranno ancora parte del repertorio che ora gran parte del pubblico e dei musicanti apprezza? Io non so rispondere a tutte queste domande, perché ormai ci sono troppe innovazioni e troppi progressi nel mondo per poter dire con certezza cosa avverrà in futuro. Magari la MUN diventerà una banda di musica elettronica. Oppure, vi immaginate se la nuova divisa fosse il tipico abbigliamento di un rapper (per chi non lo sapesse questo termine indica il modo di vestire quando i ragazzi mostrano la loro lingérie)?! La vita può riservare innumerevoli sorprese. Può darsi che tra cento anni non ci sarà più il direttore e la MUN diventerà una banda autogestita. Forse la banda non esisterà più come tale, ma avverrà una fusione tra orchestra e banda. Scherzi a parte… il mio auspicio è che la MUN continui a coinvolgere grandi e piccoli per poter continuare questa tradizione. Le innovazioni saranno sicuramente parte del futuro, ma alcune abitudini sono così radicate che non cambieranno, come ad esempio la presenza della divisa uguale per tutti. Forse ci saranno divise meno sofisticate e meno pesanti perché la moda cambierà. Forse ogni banda manterrà il proprio vessillo, ma non avrà più la presenza della bandiera ad ogni avvenimento a cui parteciperà.
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Forse, forse, forse,... di forse ce ne sono tanti per il futuro, ma l’unica cosa certa è che se la MUN arriverà a festeggiare un altro compleanno così importante lo farà grazie alla voglia di fare musica dei suoi membri, ma non solo, la MUN può e potrà esistere anche grazie a tutti coloro che la sostengono sia partecipando ai concerti che contribuendo finanziariamente.
La mia speranza da giovane membro di questa banda è che altri ragazzi come me ne prendano parte per mantenere viva la musica nei cuori dei novazzanesi e non.
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100 anni Musica Unione Novazzano
di Luca Sala
Quando la redazione di questa rivista annuale mi ha proposto di scrivere le mie impressioni, i miei ricordi sull’importante anniversario che raggiungerà la nostra Banda il prossimo anno, si sono affacciate nella mia mente immagini e ricordi disordinati. L’attaccamento e la riconoscenza che ho nei confronti della MUN mi impediscono di essere razionale, di dare un ordino cronologico e una compiutezza a queste mie impressioni. Ma una domanda affiora prepotente: “Cosa è stata durante questi anni e cos’è per te la Musica Unione di Novazzano?” La risposta, in questo caso, è spontanea e immediata: “La Musica Unione di Novazzano è stata per me un scuola di vita”. Questa pluriennale esperienza mi ha permesso di crescere, come in una palestra di allenarmi e rafforzare la mia personalità.
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Le prove che ho dovuto superare, sono state gradino dopo gradino, sempre più impegnative, e soprattutto mi sono state utili anche nelle altre attività che man mano ho intrapreso. I primi passi intrapresi nella scuola allievi, non sempre affrontati con gioia: la noia delle lezioni di teoria e lo studio non sempre costante dello strumento. Le aspettative e i timori della prima prova con maestro e musicanti, l’emozione per il primo concerto di gala, la commozione per i brillanti risultati ottenuti alle Feste Federali di Musica. Grazie alla nostra banda ho collaborato con diversi organi direttivi, prima all’interno della società stessa, e poi a livello cantonale e federale. Sono stati momenti appaganti, talvolta difficili, che mi hanno permesso di conoscere diversificate realtà del mondo bandistico. Ho capito che la nostra, malgrado gli ostacoli, è un bella realtà, che per il momento ha la fortuna di crescere e di rinnovarsi costantemente.
Naturalmente qualche rammarico c’è stato, in particolare con le istanze politiche, che purtroppo non sempre comprendono l’importanza dell’offerta culturale. Creare un spazio consono dove poter svolgere un’attività musicale e al riparo dalle intemperie, non è buttare denaro dalla finestra, ma un contributo tangibile per elevare lo spirito dell’uomo. L’uomo è un essere sociale, che ha bisogno di condividere con gli altri, nell’ambito della famiglia, del lavoro e delle attività ricreative quali lo sport e la cultura. Non riduciamo la nostra vita ad interagire con uno schermo di un personal computer, usciamo fuori confrontiamoci e condividiamo con gli altri! Questo per me è un messaggio importante, che anni di frequentazione della Musica Unione di Novazzano mi hanno permesso di comprendere e apprezzare.
GRAZIE DI CUORE MUN E BUON COMPLEANNO!
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La MUN rosa
di Laura Terzi
In questi mesi di preparazione al Centenario ho letto diversi articoli scritti da musicanti o da persone vicine alla MUN, ho ascoltato tanti ricordi, e ho continuato ad immaginarmi la storia della MUN, i diversi contesti a dipendenza dei periodi storici, ho osservato sulle foto la sua evoluzione, ecc .ecc..
E così, pensando al passato e guardando le immagini, realizzo che sono la prima donna al timone della MUN. Forse questo è un gran segno dei tempi che cambiano! Ritorno allora a guardare con occhio critico le foto storiche e non c'è nessun dubbio: la banda era un'attività esclusivamente maschile fino agli anni '70. Ma era chiaro: la donna doveva occuparsi della casa, dovevaaccudire i figli, lavare e stirare, cucinare e spazzare per terra, mentre LUI andava a farsi una suonata con gli amici. Solo a partire dagli anni '70 timidamente alcune giovani donne hanno iniziato ad avvicinarsi all'attività bandistica, siamo negli anni in cui in Svizzera alle donne veniva concesso il diritto di voto (1971), gli anni delle conquiste del mondo femminista riguardo opportunità sociali e professionali, gli anni in cui vi fu una ridefinizione dell'istituzione della famiglia e si iniziava a parlare di suddivisione dei carichi di lavoro tra le mura domestiche. Io non ho vissuto questi mutamenti della società, sono nata a fine anni '70, ma quando ero piccola nelle famiglie novazzanesi erano quasi sempre gli uomini ad andare a lavorare e la maggior parte delle donne erano casalinghe, ma poi ho visto diverse mamme che, nel giro di pochi anni, hanno iniziato a lavorare.
Se torniamo alla MUN, le prime donne suonatrici sono state probabilmente due ragazze nei primi anni '70, che avevano però il padre già attivo nella MUN, dopo poco se ne sono aggiunte timidamente alcune che magari avevano studiato privatamente uno strumento e oggi, a distanza di circa 40 anni, circa 1/3 dei soci attivi della MUN è donna … una bella trasformazione. Ma non ci siamo limitate a suonare uno strumento, diverse di noi sono impegnate negli organi direttivi, in questo momento il consiglio direttivo è composto da sette membri, quattro dei quali sono donne, e per la prima volta alla guida della MUN c'è proprio una donna. L'inesorabile avanzata del rosa! Per rispetto dei MUN-colleghi evito qualsiasi slogan a favore del sesso femminile e delle sue doti o potenzialità. In maniera del tutto oggettiva però posso dire che la MUN di oggi ha un buon equilibrio di azzurro e di rosa, questo le permette di trasmettere caratteristiche tipicamente maschili come la determinazione, la grinta, la forza e di aggiungere una buona dose di componenti femminili come l'empatia, la sensibilità e la predisposizione all' ascolto. Direi che questo mix è quello vincente, che sia una donna o un uomo al timone, purché sappia valorizzare e riconoscere queste caratteristiche e ne faccia buon uso.
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